Salute  a cura di Claudia Ferrero
25 gennaio 2002

Lifting sì, lifting no: cosa sapere per non sbagliare
Proviamo a dimenticare tutto quello che sappiamo sul lifting - luoghi comuni, aneddoti, dicerìe - e proviamo a fare il punto su un intervento di chirurgia estetica che, se eseguito correttamente, restituisce assieme a un bel po’ di anni in meno anche una marcia di vitalità in più. «Il lifting un intervento superato? Nemmeno per sogno, direi anzi che è in aumento, con due particolarità: si è abbassata l’età in cui si interviene e sono sempre di più gli uomini a richiederlo - spiega il dottor Paolo Santanchè, conosciutissimo chirurgo plastico -. Il fatto è che alla parola lifting corrispondono tante interpretazioni, molte delle quali del tutto sbagliate. Il lifting è un intervento difficile, richiede una tecnica sicura e comprovata, e soprattutto non va considerato come un intervento per ringiovanire, ma una scelta per non invecchiare».

La tecnica giusta per un risultato naturale
Visi privi di espressione, pelli stirate da far paura: ecco qual è il timore più diffuso. «Se un lifting è eseguito con la tecnica giusta - spiega il chirurgo - tutto questo non ha ragione di essere. Anzi, si recuperano l’espressività e le linee armoniche perdute». Come si interviene, dunque? «Innanzitutto sui muscoli che si sono rilasciati, e non sulla pelle - continua Paolo Santanchè -. Si lavora sul muscolo del collo, il platisma, e sullo Smas, sollevandoli secondo la loro inclinazione fisiologica. La cute, di conseguenza, si ridistende in modo naturale. E soprattutto la pelle non viene mai scollata dal viso. Il trauma è minimo, le incisioni vengono fatte vicino alle orecchie, non c’è edema, ne tantomeno dolore».

«Si interviene sui muscoli rilasciati, non sulla pelle»
Muscoli e non pelle, dunque. Si lavora sui primi perchè fanno parte di una struttura fatta apposta per sopportare la tensione, mentre «tirare» soltanto la pelle sarebbe come costringerla a sopportare da sola il «peso» di un interno che comunque cede. E il risultato non durerebbe molto. Per spiegarsi meglio, il chirurgo ricorre a un esempio molto pratico: «Fare il lifting della pelle sarebbe come rifare un letto riordinandone soltanto la coperta e lasciando le lenzuola sotto sfatte». Quanto al lifting parziale, per intenderci quello che coinvolge solamente la parte superiore del viso, per il dottor Santanchè «accentuerebbe la differenza con la porzione inferiore del viso rilasciata, visto che quest’ultima è la prima parte a subire i danni dell’invecchiamento».

Minimo trauma e si torna presentabili in due settimane
A questo punto, quando intervenire se si desidera mantenere un viso giovane e perfetto? «Io consiglio di fare il lifting intorno ai 40-45 anni, ovvero quando i tessuti sono ancora elastici, quando non c’è una marcata perdita di tono e non si sono ancora formate rughe profonde. Si torna a dimostrare 35 anni anzichè 45, il che significa recuperare anche uno slancio psicologico in una delle età più gratificanti e produttive della vita». Una curiosità: il lifting, insieme con l’intervento per rimodellare il seno, è gettonatissimo dopo separazioni e divorzi. Quanto agli uomini, sempre più interessati in materia di chirurgia estetica, l’età in cui sentono il bisogno di correggere il proprio viso si aggira intorno ai 50 anni.


Un viso fresco garantito per una decina d’anni
Per riassumere, dice Santanchè, «non semplificate, ma cercate il risultato più naturale possibile». Un risultato destinato a durare una decina d’anni. Quanto si soffrirà? «L’intervento è eseguito in anestesia generale, ma si viene dimessi già il giorno successivo. Non ci sono lividi sul viso. Due giorni dopo ci si può lavare i capelli. Il massimo del gonfiore è intorno al 3°-4° giorno, dopo 12-15 giorni si è presentabili in società; venti giorni dopo l’intervento si è perfettamente guariti. Fino a quando è possibile fare un lifting? Fino a quando la salute lo consente».


SITI INTERNET:
http://www.santanche.com/