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13/12/2009
Chirurgia plastica, «Il vero problema? Chi opera senza specializzazione»
Il chirurgo Santanchè: quello che manca in Italia è la certezza della professionalità
Il ddl per l’istituzione del Registro sulle protesi mammarie? Il divieto di impianti alle minori di 18 anni? «Fumo, il vero problema è altrove». Non tutti i chirurghi plastici esultano alla notizia del provvedimento: o almeno, lo valutano di per sé positivamente, ma anche abbastanza inutile, comunque del tutto insufficiente per tutelare la salute di chi si sottopone a un intervento per migliorare il seno. Il dottor Paolo Santanchè, esperienza trentennale, socio della Sicpre, è uno di questi: «E’ tutto fumo, quello che manca in Italia è la certezza della professionalità di chi le mette queste protesi. Dovrebbe esserci l’obbligo di una specializzazione, che invece manca».

In Italia i chirurghi estetici si moltiplicano a vista d’occhio, vista anche la buona salute che gode questo settore nonostante la crisi. Il fatto è che due su tre sono improvvisati. Lo dicono recenti ricerche: più di 2000 camici bianchi non hanno una specializzazione specifica in chirurgia plastica ed estetica eppure esercitano. Sono privi, insomma, sia di una formazione sia di una competenza specifica.

«L'Italia è uno dei pochi paesi europei dove la specializzazione non viene richiesta, dove non è obbligatoria. Questo è il vero punto da affrontare - spiega il dottor Santanchè -. Un medico generico, in teoria, tranne che l’anestesista e il radioterapista, può fare tutto. Le protesi mammarie al silicone sono sicure e innocue, sono testate ormai da 50 anni, ma questo genere di impianti andrebbe fatto esclusivamente da specialisti del settore: chirurghi plastici, oncologi che operano sulla ricostruzione mammaria, ginecologi. Stop. E non da sedicenti chirurghi estetici. Quanto alla sicurezza delle protesi, come aveva già messo in luce tempo fa una ricerca americana, va anche aggiunto che le donne operate hanno molta consapevolezza del proprio seno, si fanno controllare di più, e di conseguenza arrivano a eventuali diagnosi più precoci di tumore».

Secondo le stime della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica sono circa 80-85.000 gli interventi chirurgici per l’impianto di protesi al seno ogni anno in Italia: di questi, il 30% è effettuato per motivi ricostruttivi, ovvero dopo un tumore alla mammella, e il 70% per ragioni estetiche.

Conclude Paolo Santanchè: «Tracciare le protesi è del tutto superfluo, tantopiù che hanno sempre avuto tagliandini che già le identificano. Inoltre, dalla mia esperienza, non mi risulta che ci siano eserciti di minorenni che vogliono farsi ritoccare il seno primo dei diciott’anni. Di richieste simili me ne saranno capitate quattro in tutto. Semmai oggi il fenomeno di costume è un altro: sono le sessantenni che non rinunciano a un seno nuovo. E’ lì il vero cambiamento da registrare nella nostra società. Tutto il resto è demagogia».
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