Chirurgia plastica, «Il vero
problema? Chi opera senza specializzazione»
Il chirurgo Santanchè: quello
che manca in Italia è la certezza della professionalità
Il
ddl per l’istituzione del Registro sulle protesi mammarie? Il
divieto di impianti alle minori di 18 anni? «Fumo, il vero
problema è altrove». Non tutti i chirurghi plastici esultano
alla notizia del provvedimento: o almeno, lo valutano di per
sé positivamente, ma anche abbastanza inutile, comunque del
tutto insufficiente per tutelare la salute di chi si sottopone
a un intervento per migliorare il seno. Il dottor Paolo
Santanchè, esperienza trentennale, socio della Sicpre, è uno
di questi: «E’ tutto fumo, quello che manca in Italia
è la certezza della professionalità di chi le mette queste
protesi.Dovrebbe esserci l’obbligo di una
specializzazione, che invece manca».
In Italia
i chirurghi estetici si moltiplicano a vista d’occhio, vista
anche la buona salute che gode questo settore nonostante la
crisi. Il fatto è che due su tre sono
improvvisati. Lo dicono recenti ricerche: più di
2000 camici bianchi non hanno una specializzazione
specifica in chirurgia plastica ed estetica eppure esercitano.
Sono privi, insomma, sia di una formazione sia di una
competenza specifica.
«L'Italia è uno
dei pochi paesi europei dove la specializzazione non viene
richiesta, dove non è obbligatoria. Questo è il vero
punto da affrontare - spiega il dottor Santanchè -. Un medico
generico, in teoria, tranne che l’anestesista e il
radioterapista, può fare tutto. Le protesi mammarie al
silicone sono sicure e innocue, sono testate ormai da 50 anni,
ma questo genere di impianti andrebbe fatto
esclusivamente da specialisti del settore: chirurghi plastici,
oncologi che operano sulla ricostruzione mammaria,
ginecologi. Stop. E non da sedicenti chirurghi
estetici. Quanto alla sicurezza delle protesi, come aveva già
messo in luce tempo fa una ricerca americana, va anche
aggiunto che le donne operate hanno molta
consapevolezza del proprio seno, si fanno controllare di
più, e di conseguenza arrivano a eventuali diagnosi
più precoci di tumore».
Secondo le stime della Società
italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed
estetica sono circa 80-85.000 gli interventi
chirurgici per l’impianto di protesi al seno ogni anno in
Italia: di questi, il 30% è effettuato per motivi
ricostruttivi, ovvero dopo un tumore alla mammella, e il 70%
per ragioni estetiche.
Conclude Paolo Santanchè:
«Tracciare le protesi è del tutto superfluo, tantopiù che
hanno sempre avuto tagliandini che già le identificano.
Inoltre, dalla mia esperienza, non mi risulta che ci siano
eserciti di minorenni che vogliono farsi ritoccare il seno
primo dei diciott’anni. Di richieste simili me ne saranno
capitate quattro in tutto. Semmai oggi il fenomeno di
costume è un altro: sono le sessantenni che non rinunciano a
un seno nuovo. E’ lì il vero cambiamento da
registrare nella nostra società. Tutto il resto è
demagogia».